passo dopo passo...

passo dopo passo...
... tu con me... io con te...

chi segue i miei passi...

mercoledì 10 novembre 2010

Mi sa che questa ve la devo spiegare...

Scrivo questo post ( luuungo post, scusate ) pensando soprattutto a voi che avete lasciato una vostra traccia nel mio precedente post. Vi ringrazio, veramente, non pensavo... non volevo rattristare nessuno... Sono imbarazzata. Professionalmente sono un'infermiera e presto servizio in uno dei reparti di terapia intensiva neonatale di Roma. Ma questo non è la mia passione: è solo il mio grande compromesso.
A 20'anni ho ceduto alle insistenze di un padre che per anni non ha fatto altro che chiedermi di fare il corso da infermiera. Io non volevo. Volevo fare altro.
Per noia, perchè non avevo altro da fare, alla fine ci ho provato. Razionalmente parlando mi riusciva discretamente bene: non svenivo alla vista degli aghi, il sangue non mi disturbava più di tanto, non avevo problemi con i pannoloni sporchi. Mi piaceva, no non mi piaceva, niente passione o frasi tipo "diventerò l'infermiera più brava del mondo!": non avevo altro da fare, tutto qui. Infatti finito il corso chiudo il diploma in un cassetto e mi dedico ad altro.
La mia voglia di indipendenza, la testa, la razionalità, mi portano a scegliere di tornare sui miei passi : "ok, farò l'infermiera e questo sarà il mio grande compromesso di vita". E così un po' quà prima e un po' là dopo approdo nel reparto di neonatologia di quell'ospedale laggiù. "Solo finchè mi va," mi ripetevo," tutto sommato è piacevole tenere tra le baccia tutti questi neonati..." Entri presto nel vortice e il tempo passa. Due gravidanze desiderate l'una dietro l'altra mi tengono lontana per quasi 4 anni. Il rientro al lavoro è devastante. Io voglio fare la moglie e la mamma!!! Perdo quel poco di motivazione che ho e in più nuove esigenze di servizio mi catapultano nell'area intensiva neonatale: rifiuto totale. L'emergenza mi paralizza, non so cosa devo fare, mi sento un intralcio per le colleghe: trasformo l'area critica in un mostro feroce da cui fuggire. Vigliaccamente, sconfitta dalle mie stesse paure, riesco a tornare nell'area neonatale non critica ma il mostro è sempre dentro di me, in agguato. Poi il crollo. Attacchi di panico prima, ansia e insonnia dopo, un'estate fuori dall'ambiente professionale, con la lettera di licenziamento nel cassetto. Mai spedita per fortuna... Chiedo aiuto ad una specialista e insieme facciamo il punto. Ragazza è ora di rientrare e affrontare il mostro... ma con i miei tempi. E così accade. Il 1' ottobre dello scorso anno scelgo di rientrare in servizio. Il 1' ottobre di questo anno vengo assegnata ufficialmente alla sezione di terapia intensiva neonatale. Affiancata da una collega tutor. Tremo ancora? Certo che tremo, ogni volta che varco la soglia, ogni volta che apro un'oblò dell'incubatrice, ogni volta che entra un genitore e ti chiede senza parlare "come sta oggi, ce la farà ?". Tremo per ogni allarme, per ogni farmaco da preparare, per ogni parte burocratica da compilare. Per ogni respiratore che non ricordo come va montato . Tremo per ogni emergenza a cui dobbiamo far fronte. Solo che ora non mi tiro indietro. Non più. Il mio mostro si sta trasformando in un..." mostrillo". Compagno di un nuovo viaggio la cui meta non è stabilita. Il mio grande compromesso, non la mia passione, non un atto di ammirevole coraggio, solo un dono. Inatteso. Se credessi in Dio direi che è una grazia ricevuta; se fossi fatalista direi che è il mio destino. Non lo so cosa è. Certo è che in questo momento professionalmente parlando non potrei essere da nessun'altra parte: non sarei io. Poi domani chissà; la lettera di licenziamento è ancora nel cassetto.
Perciò, ricapitolando, non sono così coraggiosa o ammirevole per quello che faccio...
Mi sento un po' come Trilli che desiderava essere altro a dispetto del suo personale talento ( se non avete visto il film andatelo a vedere). Forse siamo in tanti come lei. L'unica differenza e che lei è il suo talento, senza possibilità di altra scelta. Noi scegliamo di poter essere il nostro talento e il nostro compromesso e fare in modo che l'uno alimenti l'altro, piano piano, passo passo.
Vi ho sufficientemente annoiate? Vabbè, Buonanotte!

Gabbi

4 commenti:

  1. Torno dopo molto tempo, il blog Mens Sana, collegato al mio lavoro e alla mia vita di mamma, mi prende molto tempo ultimamente... ho deciso di spostare il tuo link dal blog di cosmesi naturale che seguo di meno a quello principale, così da poterti leggere più spesso... A presto quindi!

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  2. Questo post mi ha commosso ancor più del precedente... Credo proprio che una Grazia accettata in questo modo, ogni giorno, nonostante la paura, faccia sbiadire qualunque passione... e credo che sia la lezione più grande che si possa lasciare ai propri figli... e anche a noi... grazie!

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  3. A una data età nessuno di noi è quello a cui madre natura lo destinava; ci si ritrova con un carattere curvo come la pianta che avrebbe voluto seguire la direzione che segnalava la radice, ma che deviò per farsi strada attraverso pietre che le chiudevano il passaggio. (da Italo Svevo, Un individualista)

    Compromesso è diventare grandi. E magari questi rami contorti rendono la pianta più interessante, non credi?

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  4. oh...Gabbi mi dono letta tutto d'un fiato sia questo che il prec post e ....capisco tutto quello che hai passato e comprendo ciò che provi due mie care amiche colleghe di lavoro una fisioterapista e una medico,di cono passate per vari motivi e solo all'ora ho capito cosa vuole dire attacchi di panico e cosa comportano e come quando te ne esci ne esci vincitore nonostante tutto, credo bisogna essere in gamba ad avere il coraggio di affrontare le proprie paure, e soprattutto tu che lavori in un reparto così difficile. Sei in gamba.glo

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