passo dopo passo...

passo dopo passo...
... tu con me... io con te...

chi segue i miei passi...

venerdì 26 novembre 2010

Grazie per...

Grazie per ieri, oggi e domani.
Grazie per Maia,
piccola gattina entrata a far parte della nostra famiglia.
Grazie per la luce che brilla negli occhi di Alessandro
e per la tenerezza dei suoi sorrisi.
Grazie per Valerio
che in questi giorni mette a dura prova la mia pazienza.
Grazie per le confidenze di un'amica.
Grazie per Gianc.
E per molto altro ancora.
Grazie.

venerdì 12 novembre 2010

this moment


mercoledì 10 novembre 2010

Mi sa che questa ve la devo spiegare...

Scrivo questo post ( luuungo post, scusate ) pensando soprattutto a voi che avete lasciato una vostra traccia nel mio precedente post. Vi ringrazio, veramente, non pensavo... non volevo rattristare nessuno... Sono imbarazzata. Professionalmente sono un'infermiera e presto servizio in uno dei reparti di terapia intensiva neonatale di Roma. Ma questo non è la mia passione: è solo il mio grande compromesso.
A 20'anni ho ceduto alle insistenze di un padre che per anni non ha fatto altro che chiedermi di fare il corso da infermiera. Io non volevo. Volevo fare altro.
Per noia, perchè non avevo altro da fare, alla fine ci ho provato. Razionalmente parlando mi riusciva discretamente bene: non svenivo alla vista degli aghi, il sangue non mi disturbava più di tanto, non avevo problemi con i pannoloni sporchi. Mi piaceva, no non mi piaceva, niente passione o frasi tipo "diventerò l'infermiera più brava del mondo!": non avevo altro da fare, tutto qui. Infatti finito il corso chiudo il diploma in un cassetto e mi dedico ad altro.
La mia voglia di indipendenza, la testa, la razionalità, mi portano a scegliere di tornare sui miei passi : "ok, farò l'infermiera e questo sarà il mio grande compromesso di vita". E così un po' quà prima e un po' là dopo approdo nel reparto di neonatologia di quell'ospedale laggiù. "Solo finchè mi va," mi ripetevo," tutto sommato è piacevole tenere tra le baccia tutti questi neonati..." Entri presto nel vortice e il tempo passa. Due gravidanze desiderate l'una dietro l'altra mi tengono lontana per quasi 4 anni. Il rientro al lavoro è devastante. Io voglio fare la moglie e la mamma!!! Perdo quel poco di motivazione che ho e in più nuove esigenze di servizio mi catapultano nell'area intensiva neonatale: rifiuto totale. L'emergenza mi paralizza, non so cosa devo fare, mi sento un intralcio per le colleghe: trasformo l'area critica in un mostro feroce da cui fuggire. Vigliaccamente, sconfitta dalle mie stesse paure, riesco a tornare nell'area neonatale non critica ma il mostro è sempre dentro di me, in agguato. Poi il crollo. Attacchi di panico prima, ansia e insonnia dopo, un'estate fuori dall'ambiente professionale, con la lettera di licenziamento nel cassetto. Mai spedita per fortuna... Chiedo aiuto ad una specialista e insieme facciamo il punto. Ragazza è ora di rientrare e affrontare il mostro... ma con i miei tempi. E così accade. Il 1' ottobre dello scorso anno scelgo di rientrare in servizio. Il 1' ottobre di questo anno vengo assegnata ufficialmente alla sezione di terapia intensiva neonatale. Affiancata da una collega tutor. Tremo ancora? Certo che tremo, ogni volta che varco la soglia, ogni volta che apro un'oblò dell'incubatrice, ogni volta che entra un genitore e ti chiede senza parlare "come sta oggi, ce la farà ?". Tremo per ogni allarme, per ogni farmaco da preparare, per ogni parte burocratica da compilare. Per ogni respiratore che non ricordo come va montato . Tremo per ogni emergenza a cui dobbiamo far fronte. Solo che ora non mi tiro indietro. Non più. Il mio mostro si sta trasformando in un..." mostrillo". Compagno di un nuovo viaggio la cui meta non è stabilita. Il mio grande compromesso, non la mia passione, non un atto di ammirevole coraggio, solo un dono. Inatteso. Se credessi in Dio direi che è una grazia ricevuta; se fossi fatalista direi che è il mio destino. Non lo so cosa è. Certo è che in questo momento professionalmente parlando non potrei essere da nessun'altra parte: non sarei io. Poi domani chissà; la lettera di licenziamento è ancora nel cassetto.
Perciò, ricapitolando, non sono così coraggiosa o ammirevole per quello che faccio...
Mi sento un po' come Trilli che desiderava essere altro a dispetto del suo personale talento ( se non avete visto il film andatelo a vedere). Forse siamo in tanti come lei. L'unica differenza e che lei è il suo talento, senza possibilità di altra scelta. Noi scegliamo di poter essere il nostro talento e il nostro compromesso e fare in modo che l'uno alimenti l'altro, piano piano, passo passo.
Vi ho sufficientemente annoiate? Vabbè, Buonanotte!

Gabbi

lunedì 8 novembre 2010

(K)nulla 1, da un'iniziativa di Navigo a vista

(K)nulla alla notte di lavoro appena passata. Alla sensazione di impotenza, al rendersi conto di non poter fare di più di quello che stai facendo, a quell'attimo in cui realizzi che non ce la può fare e che forse (terribile anche solo pensarlo) che forse è meglio così. Cerchi con gli occhi la collega, insieme volgete lo sguardo verso il medico... vai avanti perchè non puoi mollare, ci speri fino alla fine. Ma la fine arriva, nonostante tutto la vita scivola via. Allora smetti. Guardi l'ora. Stranamente non puoi stare ferma e cominci a fare. Acqua calda, ovatta, con gesti gentili e attenti presti le ultime cure. Lo prendi in braccio, gli parli nonostante tutto, lo avvolgi nel lenzuolino e lo adagi nell'icubatrice. Fai un passo indietro e rimani lì. Sperando di non crollare. Perchè non puoi crollare davanti al papà. Ha bisogno della tua forza per non perdere la sua. Ha già parlato con il medico che gli ha spiegato quello che è stato fatto. Alla fine si gira e con un filo di voce ti dice "grazie di tutto" e se ne va. E lì crolli. Io crollo. (K)nulla allora! Ricominci a fare perchè hai bisogno di fare. Ci sono gli altri neonati di cui prendersi cura. Ci penserai dopo a crollare. Ora bisogna andare avanti. Il turno finalmente finisce, lentamente torni a casa cercando di rimanere concentrata sulla strada. 52 km sono tanti ogni volta ma stamattina sono proprio insopportabili. Entri finalmente in casa, punti la sveglia alle 1545 e dormi, sul bivano, senza nemmeno toglierti le scarpe. Vuoi solo dormire. Suona la sveglia, qualcosa nello stomaco, vai a prendere Scricciolo alla scuola materna, ridi, scherzi, aspetti Cucciolo alla fermata del pulmino, li porti in giro a recuperare il materiale per costruire le lanterne, costruite le lanterne mentre prepari la cena. Li fai cenare, un cartone accoccolati sul divano, la buonanotte. E finalmente le lacrime escono. (K)NULLA.

lunedì 1 novembre 2010

storia della regina irascilbile, la saggia giardiniera e una meridiana di ottone

di Sarah Ban Breathnach.

C'era una volta una potente regina irascibile. Un autunno, quando l'anno cominciava a volgere al termine, la regina cadde in una profonda malinconia. Non riusciva ne' a mangiare ne' a dormire, spesso piangeva lacrime d'origine ignota che la mandavano su tutte le furie, scatenando eccessi d'ira che facevano tremare di paura chi le stava accanto.
Ogni giorno la regina convocava un nuovo consigliere scelto dalla sua esimia cerchia di saggi: il medico di corte, l'astrologo, il sensitivo, l'alchimista, l'erborista, il filosofo. Tutti vennero licenziati con l'accusa di ciarlataneria per non essere riusciti a svelare il mistero del malefico sortilegio. E tutti si ritennero fortunati nel tenere abbreviate le loro illustri carriere. "Deve pur esserci tra voi qualcuno che conosca l'origine della mia sofferenza!" gridò la regina , disperata. Ma il suo patetico lamento fu accolto soltanto da un silenzio imbarazzato poichè tutti temevano la sua ira.
Solo la giardiniera reale, mossa a compassione per la povera donna, si avvicinò al trono: "Venite in giardino, Maestà, oltre il muro della vostra autosegregazione..." La regina era tanto disperata che fece quanto le fu chiesto.
Quando uscì in giardino, la prima volta dopo molte settimane, notò che i luminosi e vividi colori dell'estate erano sbiaditi e il giardino pareva spoglio. Vide tuttavia che non era del tutto privo di bellezza e che, anzi, era regale nelle sue brillanti tonalità cremisi e oro. L'aria era gradevolmente fresca e corroborante e il cielo di un azzurro puro. " Parla giardiniera!".
" Maestà, ciò che soffre non è il vostro corpo ne' la vostra mente. E' la vostra anima che ha bisogno di guarire. Voi soffrite di una malattia che ci affligge tutti. Proprio come le stagioni del mondo naturale si muovono in un ciclo di vita, morte e rinascita, così gli animi terreni si sollevano alla gioia e sprofondano nella tristezza a seconda delle stagioni dei sentimenti. Ci sono giorni in cui bisogna rendere grazie per la messe del cuore, per quanto modesta possa essere, e prepararsi all' arrivo della fine dell'anno. Le ore di luce diminuiscono e le ore del buio aumentano. Ma la vera luce nel mondo della natura non si spegne mai. E lo stesso vale per la Vostra anima. Mia amatissima Regina, non temete il buio, la luce tornarà e Voi conoscerete altre ore felici. Di questo sono certa."
La regina, riflettendo su queste sagge parole domandò alla giardiniera come facesse a possedere il segreto della pace interiore. La giardiniera la condusse a una meridiana d'ottone. Portava scritto:
"Anche questa passerà"


...quatto quatto si avvicina...

Novembre quatto quatto si avvicina, cogliendo i nostri sensi di sorpresa. Di colpo, come osservò tristemente il poeta inglese Thomas Hood due secoli fa, non c'è "ombra, ne' splendore, ne' farfalle, ne' api, ne' frutti, ne'fiori, ne' foglie, ne' uccelli". Fuori, steli grigio-argento rivelano un paesaggio striato di pretenziosità. Dietro porte chiuse, ambrati fuochi ardenti gettano luce sul reale. Come una donna che ha trovato la sua autenticità, la bellezza di novembre irradia da dentro.

Sarah Ban Breathnach
da "L'incanto della vita semplice"