passo dopo passo...

passo dopo passo...
... tu con me... io con te...

chi segue i miei passi...

giovedì 15 novembre 2012

Piccolo Essere Umano Onnivoro

E' vero, noi esseri umani siamo animali onnivori.
Ed è proprio per questo che possiamo scegliere.
Scegliamo se proviamo.
Mio figlio di otto anni rifiuta di mangiare il pesce e il miele. Dice che, amando il mare e i pesci, non se li può mangiare; il miele poi serve agli orsi e non vuole rubarlo alle api. Chi conosce Ale sa che è molto determinato (= testardo) riguardo le sue scelte. Indossa calzini spaiati e magliette al contrario per posizione presa a quando aveva tre anni. Potenzialmente ecosostenibilevegano assaggia di tutto e preferisce da sempre legumi e patate alla carne e al pesce che riesco a fargli mangiare. Adora la marmellata, non ne vuole sapere del latte o del cioccolato (eccezione per la nutella). E' stato il primo in famiglia a proporre la raccolta differenziata e tre anni fa mi ha fatto un megacazziatone per i detersivi :" Ma tu lo sai che inquinano il mare e uccidono i pesci?"
Quando poco più di un mese fa ho spiegato ai bambini che avevo deciso di non mangiare carne o pesce per un po' di tempo, Ale mi ha chiesto "E perchè? Tu adori bistecche e pesce!". Gli ho spiegato che volevo provare a scegliere, sperimentare altre sapori. Ho evitato di descrivere situazioni di animali mortiammazzati, allevamenti intensivi e tutte le altre motivazioni (o fissazioni/paranoie/modedelmomento a parere di qualcuno che conosco)che mi hanno spinta a intraprendere questo viaggio. "Posso farlo anch'io?". Bella domanda. " Sai Ale vorrei prima capire come riuscire a fare bene io. Sicuramente puoi assaggiare tutte le nuove cose che prepareremo da mangiare e dire cosa ne pensi. Poi vedremo." Non mi ha chiesto altro. Assaggia con me e poi dice "questo mi piace", "questo mi piace solo un pochetto", "questo te lo lascio, non mi piace tanto", "questo fa proprio schifo...".
E' questo il bello. Prima prova, poi decide.
E lui, piccolo essere umano onnivoro, ha solo otto anni.


sabato 11 agosto 2012

La prime dieci righe : MPA

Italia o "Parla come mangi" otrentasei capitoli sulla ricerca del piacere.
Vorrei che Giovanni mi baciasse. Ah, ma è un'idea pessima per molte ragioni. Tanto per cominciare, Giovanni ha dieci anni meno di me e - come quasi tutti i ragazzi italiani - vive ancora con sua madre.Basta questo a renderlo uno spasimante improbabile per me, che sono un'americana con una professione, ho trentaquattro anni e sono appena uscita da un matrimonio fallito e da un divorzio devastante e interminabile, a cui ha fatto immediatamente seguito un'appassionata storia d'amore finita malissimo.Dopo tante disavventure mi sento triste, fragile, vecchia di settemila anni. Per una pura questione di principio non infliggerei mai la sofferente, consunta e decrepita me stessa all'incantevole, immacolato Giovanni, senza contere che sono arrivata all'età in cui una donna comincia a domandarsi se il modo più saggio di consolarsi della perdita di un bel giovane dagli occhi neri sia davvero quello di invitarne immediatamente un altro nel proprio letto.

da "Mangia Prega Ama"
di Elizabeth Gilbert

martedì 14 febbraio 2012

giveway di "Le prime dieci righe"





" E' verità universalmente riconosciuta che un ricco scapolo debba sentire il bisogno di ammogliarsi.Per quanto poco si conoscano i sentimenti e le intenzioni di quest'uomo, fin dal suo primo apparire nelle vicinanze, questa verità si trova così radicata nelle teste delle famiglie circostanti che egli viene subito considerato legittimaproprietà dell'una o dell'altra delle loro figliuole.- Mio caro Bennet - gli disse un giorno la moglie - hai sentito che Netherfield Park è stato finalmente affittato ? "


Le prime dieci righe di "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen
edito nel 1981 dall' Arnoldo Mondadori Editore

Un regalo per il mio decimo compleanno e dopo quasi trent'anni ogni volta che lo rileggo è magia.

Grazie all'iniziativa di www. le prime diecirighe. blogspot.com

venerdì 10 febbraio 2012

Fuori nevica, l'aria è pulita.

Sono state settimane strane. L'anno nuovo è cominciato accompagnato da eventi spiacevoli e tristi. Non solo questo, è vero. Tante situazioni sono state affrontate, superate; altre hanno lasciato il segno e continuo a leccarmi le ferite. A chi mi chiedeva "come va?" spesso ho risposto sorridendo, "tutto ok, sono solo un po' stanca...". E ci credevo anche io. Dopotutto era così, no? Ci sono state risate, nuove amicizie, complicità. Questo lo sentivo e lo avverto anche ora. Grata di tutto ciò, ho lasciato che le lacrime scorressero quando avevavo voglia di uscire, fiduciosa che era solo questione di un momento di tristezza passeggera. Nervosa, ok, lo ammetto; ma nonostante tutto grata. Poco importa quella sensazione di perdita, poco importa quella sensazione di impotenza. Poco importa quella sensazione di rabbia. Gridavo senza voce. Non sopportavo le lamentele di nessuno, le stupidaggini mi irritavano al punto da diventare maleducata. E non so nemmeno perchè scrivo al passato visto che ancora è così. Poi l'influenza formato famiglia, contemporaneamente alla neve, mi ha fermata. Un'influenza strana, pochissima febbre, dolori muscolari e spossatezza ad intermittenza e una forza da leonessa tra una crisi e l'altra. I bambini rientrano a scuola e io al lavoro. Almeno ci provo a rientrare al lavoro. Morale della favola ieri sera vado dalla dottoressa, la aggiorno sull'andamento degli ultimi 10 giorni e le confido di aver paura di rivivere l'esperienza di qualche anno fa (depressione e attacchi di panico).
" Sa, dottoressa, sono stata a casa tanti giorni ma alla fine mi sentivo veramente bene. Poi ieri mattina mi sono svegliata per andare al lavoro e non riuscivo a stare in piedi. Ho svegliato mio marito ma è stato veramente..."
" E sei rimasta casa?"
"No, mi sono fatta forza, comunque ci sono andata, sono arrivata un po' in ritardo ma ce l'ho fatta... Solo che in reparto è stato un disastro. Ho vomitato due volte, ad un certo punto non riuscivo più a tare in piedi. E' stato terribile. Ma fino all'altro ieri sera STAVO BENISSIMO..." "Ok, allora procediamo così: ti fai un bel torace per escludere che sia polmonite..." "...polmonite? "
"...se il torace è pulito andremo avanti in un'altra direzione..."
"... aspetti, ho un forte ritardo, che per me è normale, non le ho mai molto regolari..."
"Hai già fatto un test?"
"sulle urine, negativo, ma lo era anche di Alessandro..."
" Bene. Allora prima di fare la lastra mi fai il test su sangue e ti metti a riposo, ok ?"
" Ma non è che si stia riaffacciando..."
" la depressione? Forse o forse è un po' tutto ma facciamo un passo per volta. Noi ci manteniamo in contatto, mi tieni aggiornata e cerchiamo di capire quello che sta succedendo. Non ti preoccupare. Sicuramente è una bella forma influenzale a cui non hai voluto dare troppo retta ma visto come stanno le cose, meglio esserne sicuri
."
Un sorriso e uno sguardo premurosi hanno accompagnato questa conversazione ( più o meno queste sono state le parole dette) per tutto il tempo. Sono uscita da quello studio sollevata. E serenamente ho raccontato tutto a Gianc. Terrorizzandolo, poverino. Parole come polmonite e gravidanza non se le aspettava. Amore mio, sono da escludere per precauzione o eccesso di zelo, non ha detto che aspettiamo un bambino e che ho la polmonite! Così stamattina ho fatto le beta su sangue e, vista la neve che ha ricominciato a scendere, per problemi tecnici del laboratorio avrò la risposta solo giovedì. Al momento sono sdraiata sul divano, la coperta addosso, i bambini che giocano con papino, Maia che viene a reclamare la pappa. Fuori nevica e l'aria è pulita. Io mi sento bene. Non penso di essere in dolce attesa, mi rendo conto di desiderarlo, in parte. Mi piace l'idea. Per ora aspettiamo. Poi vedremo.