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venerdì 10 febbraio 2012

Fuori nevica, l'aria è pulita.

Sono state settimane strane. L'anno nuovo è cominciato accompagnato da eventi spiacevoli e tristi. Non solo questo, è vero. Tante situazioni sono state affrontate, superate; altre hanno lasciato il segno e continuo a leccarmi le ferite. A chi mi chiedeva "come va?" spesso ho risposto sorridendo, "tutto ok, sono solo un po' stanca...". E ci credevo anche io. Dopotutto era così, no? Ci sono state risate, nuove amicizie, complicità. Questo lo sentivo e lo avverto anche ora. Grata di tutto ciò, ho lasciato che le lacrime scorressero quando avevavo voglia di uscire, fiduciosa che era solo questione di un momento di tristezza passeggera. Nervosa, ok, lo ammetto; ma nonostante tutto grata. Poco importa quella sensazione di perdita, poco importa quella sensazione di impotenza. Poco importa quella sensazione di rabbia. Gridavo senza voce. Non sopportavo le lamentele di nessuno, le stupidaggini mi irritavano al punto da diventare maleducata. E non so nemmeno perchè scrivo al passato visto che ancora è così. Poi l'influenza formato famiglia, contemporaneamente alla neve, mi ha fermata. Un'influenza strana, pochissima febbre, dolori muscolari e spossatezza ad intermittenza e una forza da leonessa tra una crisi e l'altra. I bambini rientrano a scuola e io al lavoro. Almeno ci provo a rientrare al lavoro. Morale della favola ieri sera vado dalla dottoressa, la aggiorno sull'andamento degli ultimi 10 giorni e le confido di aver paura di rivivere l'esperienza di qualche anno fa (depressione e attacchi di panico).
" Sa, dottoressa, sono stata a casa tanti giorni ma alla fine mi sentivo veramente bene. Poi ieri mattina mi sono svegliata per andare al lavoro e non riuscivo a stare in piedi. Ho svegliato mio marito ma è stato veramente..."
" E sei rimasta casa?"
"No, mi sono fatta forza, comunque ci sono andata, sono arrivata un po' in ritardo ma ce l'ho fatta... Solo che in reparto è stato un disastro. Ho vomitato due volte, ad un certo punto non riuscivo più a tare in piedi. E' stato terribile. Ma fino all'altro ieri sera STAVO BENISSIMO..." "Ok, allora procediamo così: ti fai un bel torace per escludere che sia polmonite..." "...polmonite? "
"...se il torace è pulito andremo avanti in un'altra direzione..."
"... aspetti, ho un forte ritardo, che per me è normale, non le ho mai molto regolari..."
"Hai già fatto un test?"
"sulle urine, negativo, ma lo era anche di Alessandro..."
" Bene. Allora prima di fare la lastra mi fai il test su sangue e ti metti a riposo, ok ?"
" Ma non è che si stia riaffacciando..."
" la depressione? Forse o forse è un po' tutto ma facciamo un passo per volta. Noi ci manteniamo in contatto, mi tieni aggiornata e cerchiamo di capire quello che sta succedendo. Non ti preoccupare. Sicuramente è una bella forma influenzale a cui non hai voluto dare troppo retta ma visto come stanno le cose, meglio esserne sicuri
."
Un sorriso e uno sguardo premurosi hanno accompagnato questa conversazione ( più o meno queste sono state le parole dette) per tutto il tempo. Sono uscita da quello studio sollevata. E serenamente ho raccontato tutto a Gianc. Terrorizzandolo, poverino. Parole come polmonite e gravidanza non se le aspettava. Amore mio, sono da escludere per precauzione o eccesso di zelo, non ha detto che aspettiamo un bambino e che ho la polmonite! Così stamattina ho fatto le beta su sangue e, vista la neve che ha ricominciato a scendere, per problemi tecnici del laboratorio avrò la risposta solo giovedì. Al momento sono sdraiata sul divano, la coperta addosso, i bambini che giocano con papino, Maia che viene a reclamare la pappa. Fuori nevica e l'aria è pulita. Io mi sento bene. Non penso di essere in dolce attesa, mi rendo conto di desiderarlo, in parte. Mi piace l'idea. Per ora aspettiamo. Poi vedremo.


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